sabato 19 maggio 2018

Step#6 - I precedenti dell'invenzione



Come abbiamo avuto modo di notare, il brevetto firmato da Driscoll e Schimdlin nel 1871 non propone una vera e propria invenzione quanto un miglioramento dei lampioni stradali.
Nell’antichità i primi mezzi di illuminazione vennero forniti dalla natura stessa: rami secchi infiammati, olio di oliva, cera d'api  e altre sostanze simili…
L’evoluzione degli strumenti predisposti all’illuminazione porterà successivamente alla nascita della torcia


Lucerna
L’invenzione della lucerna pare si possa attribuire agli antichi Egizi e tutti gli altri popoli, per molto tempo, non adottarono altro mezzo di illuminazione al di fuori di questo. La lucerna, realizzata in terracotta e modellata dagli artigiani , era  un recipiente per l’olio caratterizzata da uno stoppino in fibra tessile in grado di bruciare tale sostanza per attrazione capillare.
Nel Medioevo verrà poi introdotta la candela, inventata dalle tribù celtiche, quasi per caso, avendo notato che il grasso degli animali bruciava lentamente : la candela iniziò quindi a sostituire la lampada ad olio.
L’evoluzione delle candele e delle lampade ad olio porta all’introduzione di un manicotto metallico : nasce in questo modo la lanterna portatile anche se , nonostante ciò, era ancora lontana la pratica di lasciare delle lampade per strada in modo da permettere alle persone di uscire anche di sera senza incorrere in ladri e assassini, i quali si aggiravano indisturbati nelle vie buie della città incutendo terrone ai viandanti.
Lampada di Argand
Sarà Parigi a perfezionare per prima l’illuminazione pubblica proprio per rimediare alla necessità della sicurezza dei viandanti.


Ma l’illuminazione mediante “ferri di facciata” si rivela ancora, in alcuni casi, insufficiente.
Lo svizzero Argand, alla fine del ‘700 realizzò una lampada in cui l’antico becco della lucerna veniva sostituito da uno nuovo, costituito da due piccoli cilindri concentrici di metallo tra i quali correva uno stoppino (in grado di abbassarsi e alzarsi secondo il bisogno) e da un tubo di vetro cilindrico che, dalla base , giungeva alla sommità. 
La lampada Argand produceva una luce più luminosa, più bianca e più stabile di tutte le lanterne ad olio precedenti e i suoi benefici furono molto evidenti.


Lampada di Proust
ll chimico Proust prendendo in considerazione la lampada di Argand propose una sostanziale modifica : inserire un serbatoio laterale che permetteva, tra l’altro, un maggiore utilizzo delle lampade appese ai muri dei palazzi.
Ricordiamo poi l’orologiaio Carcel, agli inizi dell’ ‘800, che inventò un meccanismo che permetteva una distribuzione regolare dell’olio mediante due piccole pompe: si abbandonava quindi il principio di attrazione capillare che aveva caratterizzato l’illuminazione fino ad allora. 
Abbandonato quindi il principio della capillarità, successivamente venne sfruttata l’elevazione dell’olio mediante la pressione dell’aria : troviamo la lampada aerostatica di Gerard e le lampade idrostatiche di Kevr e Thilorier, o ancora  quella a moderatore di Francot .
Un’impulso all’evoluzione delle lampade è attribuibile a Neuberger (1840) che con la sua lampada solare aveva eliminato lo stoppino e aveva sfruttato l’olio ridotto in gas. Nel frattempo si pongono le basi per quello che sarà il gasluce.
Da questo momento in poi l’illuminazione rappresenterà il risultato dell’applicazione delle scoperte chimiche: era noto infatti che dalla combustione di alcuni gas si sviluppava non soltanto calore ma anche luce . 
L’idea di utilizzare la combustione come fonte di luce si deve senza ombra di dubbio al chimico francese Filippo Lebon, che aveva ottenuto gas infiammabili dalla distillazione del legno.
William Murdoch
L’esperienza aveva inoltre portato gli uomini a capire che il carbon fossile, sigillato in vasi ad alta temperatura, produceva un gas facilmente infiammabile.

Sarà W. Murdoch che in Inghilterra sfrutterà proprio la combustione del carbon fossile e ciò permetterà l’illuminazione dell’officina di Watt e Boulton. 
L’esperimento di Murdoch aveva un grosso vantaggio : questa fonte di illuminazione non generava scintille e si riduceva quindi, notevolmente, il rischio di incendi nelle case e, soprattutto, nei cotonifici.



Molto si deve anche al tedesco Winsor che diede vita alle prime officine per la produzione del nuovo combustibile : quest’ultimo inizialmente affiancherà l’olio, fino a soppiantarlo del tutto. 
Lampionaio
Nascono così i primi veri e propri lampioni, i quali non avranno soltanto uno scopo funzionale ma costituiranno parte integrante della decorazione urbana.
E con i primi lampioni nasce una nuova figura sociale , il lampionaio, addetto all’illuminazione e alla manutenzione dei lampioni, che portava con sé una pertica alla cui estremità troviamo una lampada, la cosiddetta “lampada d’accenditore”, che gli consentiva di accendere il lampione senza l’ausilio della scala.






Lampione a gas
Verso la fine dell’Ottocento, intanto, vennero realizzati esemplari per l’illuminazione pubblica con decori sia nel fusto che nel basamento, con l’aggiunta di una serie di animali fantastici (draghi, leoni alati, grifoni) che li resero ancora più congeniali al gusto dell’epoca. Ed è proprio qui che si pongono gli inventori Driscoll e Schmidlin i quali, come abbiamo detto, introdussero il nome della via nei lampioni, non soltanto a scopo decorativo ma anche a scopo pratico.






Online non sono disponibili i brevetti delle lampade di Argand, di Proust o di Carcel ma possiamo trovare vari brevetti dove altri inventori si propongono di implementare e di migliorare le suddette lampade.
L. J. Atwood e F. W. Tobey
J. G. Webb
H. Darby
E. Beach
H. B. Fernald

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