mercoledì 23 maggio 2018

Step#7 - Approfondimento : L'illuminazione nell'arte

I lampioni assumono piano piano la forma di “lanterna” per precise necessità tecniche : i quattro vetri che formano il tronco di piramide doveno proteggere la fiamma dal vento permettendo comunque che il lampione svolga la propria attività, così come il cappello superiore consente lo sfiato dei fumi , riparando il lampione dalla pioggia.
Un’evoluzione si verificherà nel XIX secolo : inizia ad essere utilizzata la luce elettrica e le lampade a gas vengono via via sostituite dalle lampadine, ma nonostante ciò molti pittori non si lasciano sfuggire l’occasione di imprimere sulla tela l’atmosfera creata dalle luci.



John Atkinson Grimshaw - A Street at Night (1876)
Honorè Daumier - The night walkers (1842)

Jakub Schikaneder - Compagnia in terrazza (1887) 

Van Gogh - Notte stellata sul Rodano (1888)


Gierymski Aleksander - Ulica nocą (1890)

Hassam -  Fifth Avenue Nocturne (1895)

Pissarro - Boulevard Montmartre di notte (1897)




Balla - Lampada ad arco (1909-1911)
Ho voluto inserire in questo approfondimento anche il tecnico del Comune di Torino, Rodolfo Marasciuolo, il quale si occupa della cura dei parchi cittadini .
Le sue varie creazioni artistiche si inseriscono all'interno dei parchi della città ma con una peculiarità: egli sostiene infatti che le persone non si debbano abituare a vedere le opere sempre negli stessi posti e così, per sua volontà, passato un pò di tempo egli le fa spostare. 
Di seguito ho allegato una foto di una delle sue opere che si trova nel Parco Del Valentino, i famosi "Lampioni innamorati".
Rodolfo Marasciuolo - I lampioni innamorati , Parco Del Valentino, Torino.

lunedì 21 maggio 2018

Step#7 - Approfondimento : Illuminazione a Torino


I SECOLI XVII E XVIII
L'illuminazione pubblica che caratterizzava Torino alla fine del XVII secolo era certamente basata su un sistema piuttosto primitivo consistente in gabbie di tela incerata, entro cui – su un piattello di latta - bruciava olio o sego. 
Un’importante trasformazione fu però portata avanti dall’architetto Francesco Valeriano Dellala di Beinasco che progettò un tipo di illuminazione che poteva competere con i sistemi di illuminazione allora in vigore a Parigi, Londra, Napoli, Madrid e Vienna: 625 lanterne, di cui 212 a 4 fiamme, 63 a 3 fiamme e 350 a 2 fiamme, parte a olio, parte a sego.
L'anno successivo il capitano Giuseppe Ruffino fece applicare alle lampade un lucignolo di sua invenzione “il quale produce un risplendente lume senza formare né fumo, né odore, né ventilazione, né carbone”.
L’evoluzione del sistema di illuminazione pubblica di Torino subisce, poi, un impulso ad opera della Reale Accademia delle Scienze, la quale bandisce nel 1789 un concorso perché si trovassero dei mezzi adatti ed efficaci per illuminare di notte le vie di Torino : l’esito non fu quello sperato a causa delle preoccupazioni che lo scoppio della Rivoluzione francese aveva portato in città.



IL SECOLO XIX

E’ durante la prima metà dell’Ottocento che il gas giunge a Torino, in particolare nel 1822 viene illuminato con lampade a gas il caffè del sig. Gianotti in piazza San Carlo. In pochi decenni venne fatto costruire il gasometro di Porta Nuova e piazza Castello, piazza Vittorio, Via Po… furono illuminate.
Intanto avevano inizio le prime prove per l'impiego dell'energia elettrica come impianto di illuminazione. Dopo molti tentativi ed esperimenti, soltanto nel 1880, per opera di Thomas Edison, si ebbero le prime lampade commerciali a filamento incandescente. 
Nel 1879 il piemontese Alessandro Cruto, coetaneo dell’americano Thomas Edison e suo concorrente nell’invenzione della lampadina elettrica, si recò al Museo Industriale di Torino per assistere ad una conferenza del prof. Ferraris sull’illuminazione con la lampada a incandescenza: dalla conferenza Cruto intuì quali potessero essere i limi della lampadina Edison e nel suo laboratorio di Piossasco riuscì a creare dei filamenti di carbonio molto più resistenti di quelli di Edison : è il 5 marzo 1880 e utilizzando la corrente elettrica prodotta da una batteria di pile Bunsen, il piemontese accese la sua prima lampada ad incandescenza nel Laboratorio di Fisica dell’Università di Torino .
Nel 1885 nacque ad Alpignano (TO) la prima Fabbrica di Lampade elettriche prodotte da Cruto. 
In pochi anni fu inaugurato il primo impianto di illuminazione elettrica a Torino in piazza Carlo Felice e nel 1884 le Ferrovie illuminarono elettricamente la stazione di Porta Nuova. 
Due anni dopo furono illuminate via Po, via Roma, piazza San Carlo e piazza Vittorio Emanuele. L'impianto comprendeva 29 lampade ad arco da 800 candele e 120 lampade ad incandescenza da 50 candele.
Nel 1891 la Società Piemontese di Elettricità assunse il servizio di illuminazione pubblica delle strade principali con circa 300 lampade ad arco.

IL SECOLO XX
Nel 1911, durante l'Esposizione, fu sperimentato un impianto di illuminazione con lampade in serie per i corsi Cairoli e Massimo D'Azeglio e qualche anno più tardi il Comune subentrò alla Società Piemontese di Elettricità nella gestione degli impianti.
Nel 1919 l'ingegnere Guido Peri ebbe l'incarico di studiare un progetto generale per il rinnovamento della pubblica illuminazione della città. Nonostante le difficoltà che si dovettero affrontare in quel periodo del dopoguerra, nel 1924 l'impianto fu portato a termine e Torino poteva finalmente vantare il servizio di illuminazione pubblica più moderno e ricco di tutte le città italiane. Dagli anni Trenta agli anni Cinquanta Torino diventò una delle città europee all'avanguardia nella illuminazione pubblica. In particolare dal 1931 al 1937 fu realizzato il nuovo impianto di illuminazione di Via Roma con due tipi di lampioni: il Settecento grande tra piazza San Carlo e Piazza Castello e le lanterne tronco-piramidali Novecento nel tratto razionalista. Dopo il 1945 i tecnici comunali furono impegnati nell'opera di ricostruzione, con impianti realizzati sulla falsariga di quelli precedenti. 
Nel 1961 i preparativi per le celebrazioni del centenario dell'Unità d'Italia diedero un grande impulso al miglioramento dell’illuminazione pubblica sia nell'area espositiva, sia nel resto della città e per l'occasione numerosi ed innovativi impianti furono installati. Torino cominciò così ad essere definita nuova Ville lumière e, proprio a partire dagli anni sessanta, l'illuminazione pubblica rivelò per la prima volta un risvolto artistico, come dimostrarono i giochi di luce delle fontane e i suggestivi scorci del Parco del Valentino .




Un tratto di via Roma con
 i lampioni Settecento Grande
anni '30


I funghi di piazza 
della Repubblica
anni '60


  
Lampioni denominati Il Cairo
al Parco Michelotti 
anni '60

Corso Vittorio Emanuele II
illuminato negli anni '60 
con i tipici lampioni siringa




Vista di Piazza Vittorio e della Mole dal Monte dei Cappuccini











































FONTI:
-Wikipedia
-Fondazione Neri - Museo italiano Della Ghisa

ALCUNI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI :
Giovanni Battista Borelli, Editti Antichi e Nuovi, Torino, Bartolomeo Zappata, 1681.

Alberto Virgilio, Torino e i Torinesi, Torino, Lattes, 1898.

Guido Peri, L'illuminazione pubblica di Torino nell'ultimo decennio, Torino, Rassegna Torino, 1934.

Guido Chiarelli, L'illuminazione pubblica di Torino, Torino, Rassegna Torino n. 11, 1938.

Enrico Penati, 1837 - Luce a gas -Una storia che comincia a Torino, Torino, 1972.

Chiara Aghemo, Luigi Bistagnino, Chiara Ronchetta, Illuminare la città. Sviluppo dell'illuminazione pubblica a Torino, Torino, Celid, 1994.

Alessandro Guido Actis, Marco Bodo, Mario Broglino, Torino di Luce, Pinerolo, Alzani, 2006.

Le Luci di Torino, articolo di Lidia Chiarelli, La Stampa TorinoSette, 11 marzo 2011.


domenica 20 maggio 2018

Step#7 - Gli sviluppi dell'invenzione



Nel 1813 Humphry Davy sarà il primo che, con le lampade ad arco, darà il via all'illuminazione elettrica.
Lampadina di Jablochkoff
Successivamente, nel 1876,  il telegrafista russo Jablochkoff mise a punto una lampada alimentata a corrente alternata, e l’anno seguente si provvide a illuminare Parigi con 12 lampade collegate ad un unico generatore : così l’illuminazione elettrica cominciava a diffondersi, anche se ancora rimanevano irrisolti alcuni problemi come la frequente necessità di cambiare gli elettrodi degli archi o la difficoltà ad assicurare un’intensità luminosa continua alle lampade collegate in serie.


Edison e la sua lampadina
Lampade ad incandescenza furono proposte da Wilson Swan nel 1878 e da Thomas Edison nel 1879. Quest'ultimo in particolare, dopo aver perfezionato e brevettato l'invenzione di Swan, viene ricordato come l'inventore del primo sistema di illuminazione elettrica efficace, costante ed affidabile, anche se le lampadine di Edison generavano ancora troppa poca luce in relazione ai watt che invece venivano consumati.



Lampadina di Cruto
Nel ricordare le tappe dell’evoluzione dell’illuminazione non possiamo fare a meno di citare anche il piemontese Cruto, che a Piossasco lavorò incessantemente per ottenere dei filamenti di carbonio idonei a far funzionare le lampadine : egli stesso affermò che essi dovevano essere di carbonio puro, dal diametro di cinque centesimi di millimetro, uguali tra di loro, elastici ma alla stesso tempo non troppo fragili. 
Dopo svariati tentativi, il 5 marzo 1880, utilizzando la corrente elettrica prodotta da una batteria di pile Bunsen, accese la sua prima lampada ad incandescenza nel Laboratorio di Fisica dell’Università di Torino e nel settembre di quello stesso anno riuscì a mettere a punto la lampadina che prese  il suo nome. 

Da allora l'illuminazione elettrica ebbe diffusione enorme grazie anche al progredire delle tecnologie nel campo dell'elettricità : New York, Milano, Parigi e le grandi città in generale iniziarono ad essere illuminate da sistemi di illuminazione di lampade a filamento incandescente.
Moderna lampadina a LED
In seguito, il sistema venne perfezionato tramite l'introduzione dei tubi scarica nel 1909 per le insegne luminose (lampada a scarica).
La sfida dell’efficienza prosegue e si cerca di ottenere delle lampadine che emettano molta luce senza però eccedere nel consumo: la vera svolta arriva con la tecnologia LED, sviluppata da Nick Holonyak Jr. La prima realizzazione pratica di un LED avvenne nel 1968, con la produzione di dispositivi che emettevano solo in colore rosso, negli anni successivi vennero realizzati LED in grado di emettere in altre colorazioni visibili, 
nel 2000 furono realizzate lampade con emissione di luce bianca.
Le lampade a LED, essendo basate su semiconduttori, presentano consumi molto più contenuti a parità di emissione luminosa rispetto alle lampade a incandescenza e alle altre tecnologie di lampade usate per l'illuminazione. 


sabato 19 maggio 2018

Step#6 - I precedenti dell'invenzione



Come abbiamo avuto modo di notare, il brevetto firmato da Driscoll e Schimdlin nel 1871 non propone una vera e propria invenzione quanto un miglioramento dei lampioni stradali.
Nell’antichità i primi mezzi di illuminazione vennero forniti dalla natura stessa: rami secchi infiammati, olio di oliva, cera d'api  e altre sostanze simili…
L’evoluzione degli strumenti predisposti all’illuminazione porterà successivamente alla nascita della torcia


Lucerna
L’invenzione della lucerna pare si possa attribuire agli antichi Egizi e tutti gli altri popoli, per molto tempo, non adottarono altro mezzo di illuminazione al di fuori di questo. La lucerna, realizzata in terracotta e modellata dagli artigiani , era  un recipiente per l’olio caratterizzata da uno stoppino in fibra tessile in grado di bruciare tale sostanza per attrazione capillare.
Nel Medioevo verrà poi introdotta la candela, inventata dalle tribù celtiche, quasi per caso, avendo notato che il grasso degli animali bruciava lentamente : la candela iniziò quindi a sostituire la lampada ad olio.
L’evoluzione delle candele e delle lampade ad olio porta all’introduzione di un manicotto metallico : nasce in questo modo la lanterna portatile anche se , nonostante ciò, era ancora lontana la pratica di lasciare delle lampade per strada in modo da permettere alle persone di uscire anche di sera senza incorrere in ladri e assassini, i quali si aggiravano indisturbati nelle vie buie della città incutendo terrone ai viandanti.
Lampada di Argand
Sarà Parigi a perfezionare per prima l’illuminazione pubblica proprio per rimediare alla necessità della sicurezza dei viandanti.


Ma l’illuminazione mediante “ferri di facciata” si rivela ancora, in alcuni casi, insufficiente.
Lo svizzero Argand, alla fine del ‘700 realizzò una lampada in cui l’antico becco della lucerna veniva sostituito da uno nuovo, costituito da due piccoli cilindri concentrici di metallo tra i quali correva uno stoppino (in grado di abbassarsi e alzarsi secondo il bisogno) e da un tubo di vetro cilindrico che, dalla base , giungeva alla sommità. 
La lampada Argand produceva una luce più luminosa, più bianca e più stabile di tutte le lanterne ad olio precedenti e i suoi benefici furono molto evidenti.


Lampada di Proust
ll chimico Proust prendendo in considerazione la lampada di Argand propose una sostanziale modifica : inserire un serbatoio laterale che permetteva, tra l’altro, un maggiore utilizzo delle lampade appese ai muri dei palazzi.
Ricordiamo poi l’orologiaio Carcel, agli inizi dell’ ‘800, che inventò un meccanismo che permetteva una distribuzione regolare dell’olio mediante due piccole pompe: si abbandonava quindi il principio di attrazione capillare che aveva caratterizzato l’illuminazione fino ad allora. 
Abbandonato quindi il principio della capillarità, successivamente venne sfruttata l’elevazione dell’olio mediante la pressione dell’aria : troviamo la lampada aerostatica di Gerard e le lampade idrostatiche di Kevr e Thilorier, o ancora  quella a moderatore di Francot .
Un’impulso all’evoluzione delle lampade è attribuibile a Neuberger (1840) che con la sua lampada solare aveva eliminato lo stoppino e aveva sfruttato l’olio ridotto in gas. Nel frattempo si pongono le basi per quello che sarà il gasluce.
Da questo momento in poi l’illuminazione rappresenterà il risultato dell’applicazione delle scoperte chimiche: era noto infatti che dalla combustione di alcuni gas si sviluppava non soltanto calore ma anche luce . 
L’idea di utilizzare la combustione come fonte di luce si deve senza ombra di dubbio al chimico francese Filippo Lebon, che aveva ottenuto gas infiammabili dalla distillazione del legno.
William Murdoch
L’esperienza aveva inoltre portato gli uomini a capire che il carbon fossile, sigillato in vasi ad alta temperatura, produceva un gas facilmente infiammabile.

Sarà W. Murdoch che in Inghilterra sfrutterà proprio la combustione del carbon fossile e ciò permetterà l’illuminazione dell’officina di Watt e Boulton. 
L’esperimento di Murdoch aveva un grosso vantaggio : questa fonte di illuminazione non generava scintille e si riduceva quindi, notevolmente, il rischio di incendi nelle case e, soprattutto, nei cotonifici.



Molto si deve anche al tedesco Winsor che diede vita alle prime officine per la produzione del nuovo combustibile : quest’ultimo inizialmente affiancherà l’olio, fino a soppiantarlo del tutto. 
Lampionaio
Nascono così i primi veri e propri lampioni, i quali non avranno soltanto uno scopo funzionale ma costituiranno parte integrante della decorazione urbana.
E con i primi lampioni nasce una nuova figura sociale , il lampionaio, addetto all’illuminazione e alla manutenzione dei lampioni, che portava con sé una pertica alla cui estremità troviamo una lampada, la cosiddetta “lampada d’accenditore”, che gli consentiva di accendere il lampione senza l’ausilio della scala.






Lampione a gas
Verso la fine dell’Ottocento, intanto, vennero realizzati esemplari per l’illuminazione pubblica con decori sia nel fusto che nel basamento, con l’aggiunta di una serie di animali fantastici (draghi, leoni alati, grifoni) che li resero ancora più congeniali al gusto dell’epoca. Ed è proprio qui che si pongono gli inventori Driscoll e Schmidlin i quali, come abbiamo detto, introdussero il nome della via nei lampioni, non soltanto a scopo decorativo ma anche a scopo pratico.






Online non sono disponibili i brevetti delle lampade di Argand, di Proust o di Carcel ma possiamo trovare vari brevetti dove altri inventori si propongono di implementare e di migliorare le suddette lampade.
L. J. Atwood e F. W. Tobey
J. G. Webb
H. Darby
E. Beach
H. B. Fernald